Indagini preliminari
La prima fase di studio condotto dall’IVBC ha riguardato un’attenta documentazione grafica e fotografica, l’apporto scientifico è stato svolto attraverso le analisi micro stratigrafiche condotte dai chimici dott. Enrico Fiorin e la dott.ssa Emanuela Sgobbi.
I medesimi risultati hanno confermato che le incorniciature dipinte a terra rossa furono realizzate con la tecnica a “buon fresco” mentre le raffigurazioni centrali a mezzo fresco.
Durante la campagna diagnostica sono stati prelevati alcuni micro-campioni per analizzare le sostanze soprammesse nel tempo sui dipinti murali in oggetto, allo scopo di verificare, l’esistenza di trattamenti a base di resine fluorurate o di resine vegetali e organiche, probabilmente stesi in passato per restituire un “tono” al dipinto.
La mappa EDS dello zolfo ha confermato la presenza diffusa di solfati in tutti gli strati della parete; è stata confermata la presenza di Solfato di Calcio (gesso) nell’intonaco, probabilmente usato come legante e impossibile da rimuovere durante l’intervento di restauro.
Al fine di stabilire la reale efficacia delle operazioni di restauro da compiersi, sono state svolte delle indagini preliminari dalle quali è emerso che lo strato di intonaco è costituito da calce magnesiaca contenente inclusioni di solfato di calcio, quarzite, allumino-silicati di potassio con ossidi di ferro e carbonato di calcio e magnesio. La calce magnesiaca in genere proviene dal nord-est di Italia, in particolare dalla Lombardia : è un materiale noto per la poca resistenza in ambienti inquinati, in particolare dove è presente una quantità notevole di solfati.
Dopo l’intervento di desolfatazine, attraverso la mappa EDS si è evidenziato l’assenza della patina di solfatazione sulla superficie del campione, pertanto il metodo di pulitura impiegato durante il restauro si è rivelato efficace.